IGT Puglia Malvasia bianca 2010 Vigne di Rasciatano

I Vini e le Cantine di Radici



Non siate sorpresi nel vedere che per parlare di questa bella tenuta di Barletta, a metà strada tra il mare e le colline della Murgia, ho scelto un vino bianco e non i vini che molti considererebbero più identitari e simbolici come il Nero di Troia ed il Rosé a base di uva Montepulciano.

Non è solo per la sua qualità intrinseca, e indiscutibile, tale da mettere d’accordo nell’edizione 2011 di Radici del Sud le due giurie, quella del Gruppo esperti internazionali e quella del Gruppo appassionati esperti del Sud, che unanimemente hanno deciso di premiarlo (la seconda giuria già che c’era ha premiato anche il Nero di Troia 2010) per la categoria Gruppo misto vini bianchi Puglia, ma perché considero la storia di questa ottima Malvasia bianca Igt Puglia 2010 della Tenuta Rasciatano, simbolica e perfettamente rappresentativa di un aspetto importante della nuova realtà, composita e variegata, del vino pugliese di oggi. Una realtà dove accanto a grandi rossi e rosati stanno conquistando uno spazio sempre più chiaro, distinto e riconoscibile, una serie di vini bianchi. Diciamolo subito, non sto parlando di bianchi espressione di quei vitigni internazionali ed ubiquitari, Chardonnay e Sauvignon, che sono stati piantati massicciamente negli anni Ottanta e Novanta, soprattutto il primo, in particolare in Salento, con risultati non particolarmente esaltanti in termini di personalità e carattere dei vini. Mi riferisco invece a bianchi che sono figli di una serie di varietà bianche, dal Bombino bianco alla Malvasia bianca, dal rivalutato e riscoperto (Fiano) Minutolo al Fiano di Avellino, al Greco, alla Verdeca e alla Falanghina (o da calibrati mix di queste varietà), che piantate nei terroir più adatti, e soprattutto nelle aree del nord della regione, da Lucera e San Severo a Gravina a Castel del Monte e dintorni, senza dimenticare la Valle d’Itria e Gioia del Colle e alcune micro aree del Salento, offrono risultati sorprendenti non solo in termini di piacevolezza, ma dal punto di vista dell’eleganza, della complessità, della definizione e finezza aromatica. Parere non solo mio, ma condiviso anche da larga parte dei colleghi wine writer internazionali, da Jancis Robinson a Jeremy Parzen, da HervéLalau a Marek Bie?czyk, che hanno degustato quest’estate i vini delle tante aziende (in larga parte pugliesi) partecipanti a Radici del Sud. Riservandomi di parlarvi presto di altri ottimi bianchi pugliesi espressione di questa sorprendente nouvelle vague bianchista, ho pensato che questa Malvasia bianca delle Tenute di Rasciatano, nota e celebrata per la produzione di olio d’oliva extravergine da ben 250 ettari destinati ad uliveto (in larga parte olivi secolari) ed in particolare alla cultivar locale coratina, ma da qualche tempo impegnata anche in campo vitivinicolo, potesse rappresentare meravigliosamente questa realtà produttiva che abbina sapientemente tradizione e rinnovamento. Due parole innanzitutto sull’azienda, proprietà della famiglia Porro, condotta da Gian Michele Porro (con Maria Luisa Cafiero e Ferdinando Cafiero) fratello di quel Nicola Porro vice-direttore de Il Giornale, efficace blogger con la sua Zuppa di Porro, co-conduttore su La 7 del programma bisettimanale In Onda. Grandi produttori d’olio, come ho già detto, i Porro hanno deciso da qualche tempo di riprendere a produrre vini. Diciotto gli ettari vitati, in larga parte vecchi vigneti a pergola, mentre nuovi vigneti, impiantati tra il 1999 ed il 2000, sono allevati a spalliera. L’azienda è tornata ad affacciarsi sul mercato nel 2006 e l’ha fatto dopo non aver lasciato nulla al caso e aver scelto di avvalersi della collaborazione di un tecnico di grido come il professor Luigi Moio. Unica concessione alla modernità e alla stilistica prediletta dal celebre studioso Ordinario di Enologia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, è l’adozione della barrique, invece della botte grande, per l’affinamento del Nero di Troia, nonché la presenza di quote di uve bordolesi (Cabernet e Merlot) nel Rasciatano Rosso. Vino che personalmente non ho mai assaggiato e non fremo dalla curiosità di provare…Il resto è tutto all’insegna dell’autoctono, pensato e vissuto in maniera orgogliosa, consapevole e mai museale, con la consapevolezza, disponendo di varietà come l’Uva di Troia (senza dimenticare il Montepulciano che è quasi pugliese d’adozione) e la Malvasia bianca di avere tutto quello che serve per produrre vini territoriali e appealing anche ad un palato che desidera qualcosa di più. Questa Malvasia bianca che ho scelto oggi di segnalarvi mi ha colpito molto e mi è piaciuta senza se e senza ma dalla prima volta che l’ho degustata (quando ancora nel 2009 e 2010 facevo parte del panel dei degustatori di Radici) e mi ha incuriosito perché francamente non ricordavo altre interpretazioni di questa varietà abbastanza presente in terra pugliese tanto espressive, variegate e complesse. Quella di Rasciatano, di cui ho attentamente degustato, valutandone l’evoluzione e la tenuta in bottiglia anche uno due giorni dopo l’apertura, l’edizione 2010, è ottenuta da vigneti del 1989 e 1994 posti su terreno sabbioso su strati di roccia calcarea, con bassa densità d’impianto, solo 2500 ceppi ettaro, e resa di 100/120 quintali, uve raccolte manualmente in piccole cassette nella prima e seconda decade di agosto, dopo attenta selezione dei grappoli. La scheda tecnica parla di una vinificazione con pressatura soffice,con fermentazione svolta parte in acciaio, per almeno 4 settimane ad una temperatura compresa tra i 13 e i 15 gradi centigradi, e parte in barriques di rovere francese nuove. L’affinamento avviene poi in tini di acciaio per 4-6 mesi e successivamente in bottiglia. Alla “prova bottiglia”, l’unica “prova verità”, che rivela se un vino sia riuscito oppure no (come dicono gli amici della rivista svizzera Merum “più è vuota la bottiglia, più è buono il vino”) il vino, abbinato ad un semplice piatto di pasta con verdure, mi ha colpito subito con il suo colore paglierino oro squillante, intenso e pieno di luce, per il suo aroma fitto, grasso, cremoso, espansivo, che manifesta una bella maturità (e non surmaturità) di frutto, ma riesce ad essere contemporaneamente delicato ed elegante, ben secco, con sfumature ben distinte che richiamano in sequenza la pesca bianca, la mandorla, l’albicocca, gli agrumi, svariati fiori bianchi (gelsomino e tiglio soprattutto), fieno secco, una vena leggermente dolce e burrosa, tutte sfumature che danno freschezza e slancio al bouquet e lo caratterizzano. Bellissima anche la bocca, piena, larga, di ampia soddisfazione, con un gusto ricco e succoso, che ha calore ed intensità e una freschezza, data un perfetto equilibrio acido/sapido, da una precisa vena minerale, da un nerbo preciso, che scandiscono e dettano il ritmo e rendono il vino ben estremamente piacevole e godibile, anche se ci si trova di fronte ad un vino che ha materia, peso e consistenza non indifferenti. Una Malvasia bianca su cui potrete facilmente sbizzarrirvi a trovare gli abbinamenti più adatti, antipasti ovviamente, primi a base di pesce e verdure, ma a mio avviso indicata su secondi piatti di pesce che data la caratura e la struttura del vino potranno comprendere orate, branzini ed il meraviglioso sarago, al quale mi piace tantissimo l’idea di accostarla. Un bianco pugliese veramente da scoprire..

 

Vigne di Rasciatano - S.S. 93 km 13 Contrada Rasciatano CP447 - 70051 Barletta tel. +39.0883.51.09.99 - Fax +39.0883.51.09.80 - E.mail: info@rasciatano.com Sito Internet http://www.tenutarasciatano.com/ 

 

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