Salento Rosso Igt Graticciaia 2006 Agricole Vallone

I Vini e le Cantine di Radici

Era doveroso che prima o poi dovessi dedicare un’uscita di questa rubrica a questo vino. In primo luogo perché è a parere diffuso uno dei più grandi vini del Sud, uno dei portabandiera dell’enologia pugliese, e perché l’azienda produttrice, le Agricole Vallone di Lecce, azienda fondata nel 1934, a proprietà e conduzione familiare, condotta da Vittoria e Maria Teresa Vallone, che si avvalgono da anni della direzione tecnica dell'agronomo Donato Lazzari, ha sempre partecipato a Radici e poi Radici del Sud.

 

E lo scorso anno, in occasione della prima edizione della rinnovata formula della rassegna, volle regalare una verticale, di sei annate, 2005 – 2003 – 1997 – 1994 – 1990, che ha preceduto una successiva verticale di otto annate organizzata lo scorso ottobre a Lecce, riservata al gruppo di prestigiosi wine writers internazionali membri della commissione di esperti del Festival dei vitigni autoctoni. Quando si dice Agricola Vallone si dice ovviamente Graticciaia uno di quei vini che sono entrati nella storia del vino pugliese e salentino sin dalla sua nascita,nel lontano 1986, quando il vino, come ha ben raccontato Luciano Pignataro in questo articolo pubblicato sul suo sito Internet, nacque da una felice intuizione dello storico enologo consulente dell’azienda, l’irpino di nascita ma naturalizzato pugliese Severino Garofano, dalla sua capacità “di capire il mercato in quale direzione andasse e quali vini nuovi la Puglia doveva cercare di fare rispetto al suo nebuloso e incerto passato” di produttrice di vini da taglio. Come racconta Pignataro parlando con Donato Lazzari, il vino nacque proprio così: “Ho una idea, facciamo un vino con l’appassimento delle uve. Il Graticciaia nacque così, durante un viaggio in aereo". Negli occhi di Donato Lazzari, l’agronomo-direttore, la  delle Agricole Vallone, c’è il film del successo: "I vini di un tempo forse non erano buoni come i nostri, ma era tutto più bello. Durante la vendemmia le masserie si popolavano di centinaia di persone, animali, carri, commercianti venuti dal Nord, la vita di tutti noi era come sospesa, il profumo dei mosti stordivano anche le piante".E così da quella felice intuizione nacque un vino un po’ in “stile Amarone”, ma orgogliosamente meridionale, esaltazione delle straordinarie caratteristiche e della speciale duttilità di quella grande uva che è il Negroamaro. Uno dei vini che hanno maggiormente caratterizzato l’azione e lo stile, inimitabile e unico, diverso da azienda ad azienda eppure riconducibile ad una precisa identità e personalità, del più grande enologo che sia stato sinora attivo in tempi moderni in terra pugliese. Un vino inventato con l’intento di riprendere una antica  tecnica locale  di appassimento delle uve ottenute dai vecchi vigneti di settant’anni di allevati ad alberello. Da qualche anno Garofano ha interrotto le consulenze con tutte le aziende, in Puglia e Calabria, che ha contribuito a far crescere in decenni, e al suo posto all’Agricola Vallone è subentrata una enologa toscana, Graziana Grassini, che ha raccolto la pesantissima eredità di chi l’ha preceduta e deve da un lato affermare un proprio stile ma mantenere una giusta continuità con quello che ha caratterizzato l’azienda ed i suoi vini. Prima di passare al vino, qualche doverosa parola su Agricole Vallone. La sede amministrativa dell’azienda é a Lecce, mentre le realtà agricole, dislocate nell'area della Doc Salice Salentino, della Doc Brindisi, della Igt Salento, nonchè della Dop Colline Brindisine per quanto riguarda la produzione di olio extravergine d’oliva, sono dislocate in alcune delle aree più storicamente vocate alla viticoltura e alla olivicoltura della provincia di Brindisi, nel cuore del Salento. I tre corpi aziendali sono estesi su 660 ettari complessivi, di cui 170 ettari a vigneto, 120 ettari ad uliveto ed il resto a superficie agricola, per la produzione di carciofi e ortaggi in genere destinati al mercato nazionale e all'industria alimentare, sono l'azienda Flaminio in agro di Brindisi (310 ettari, di cui 110 a vigneto), l'azienda Iore in agro di San Pancrazio Salentino (40 ettari vitati), e l'azienda Castelserranova, in agro di Carovigno (312 ettari, di cui 20 a vigneto in corso d'impianto). Come si legge sul sito Internet aziendale, “la Agricole Vallone dispone di due diverse strutture, dotate delle attrezzature enologiche tecnologicamente più avanzate, una nell'azienda Flaminio - Brindisi (cantina di trasformazione dove ha luogo la fase di vinificazione di tutti i vini), l'altra a Copertino, in provincia di Lecce, che ospita la cantina dove avviene l'imbottigliamento e dove si svolge la delicata fase d'affinamento (in acciaio ed in legno, in botti di rovere di grandi dimensioni e in piccoli fusti di rovere francese) dei vini”. Come nasce il Graticciaia? Nasce da uve provenienti dalla Tenuta Flaminio da vecchi alberelli di 70 e 80 anni ben esposti che si trovano su terreni calcarei argillosi, trasportate nella splendida tenuta di Castel Serranova, a pochi passi dalla Riserva naturale marina di Torre Guaceto, e disposte con cura ad appassire distese su graticci disposti sui tetti e nel cortile, dove arriva costantemente il vento dal mare poco lontano. Vendemmia svolta, a seconda delle condizioni stagionali, tra la seconda e la terza decade di settembre, e tempi di appassimento che si protraggono a seconda delle annate e dell’andamento stagionale, ma che difficilmente raggiungono il mese di durata. Dopo la fermentazione a temperatura controllata il vino si affina per circa un anno in piccoli fusti di rovere francese del Massiccio Centrale (Allier e Nevers). Il vinoè prodotto solo nelle migliori annate, rappresentando il vino di punta dell’azienda e un po’ il suo simbolo. Il risultato, è un vino che basta una sola volta assaggiarlo per esserne conquistati: un fuoriclasse dell’enologia pugliese, uno dei pochissimi autentici grandi vini del Sud (vini che si contano su meno di due mani) che hanno fatto conoscere la produzione vitivinicola meridionale di qualità nel mondo e hanno contribuito a dare lustro alla Puglia intera e al Salento. Un vino che ho personalmente inserito più volte di nascosto in degustazioni di Amarone della Valpolicella e Valtellina Sforzato e che ogni volta ha non solo sorpreso e colpito chi assaggiava ma in alcuni casi è parso addirittura più interessante e affascinante dei vini, pur blasonati, cui veniva affiancato. Figlio di un’annata definita dalla stessa azienda “di buona qualità”, con una raccolta inferiore al 2005 del 10% e una fine vendemmia intorno al 15 settembre, il Graticciaia 2006 è ancora un vino “bambino” all’inizio del proprio percorso, che alla luce del valore delle vecchie annate degustate nel corso del 2011, è decisamente lungo, e prevede una parabola di 10-15 anni almeno. Un vino dove la componente vinosa e fruttata è ancora molto evidente, e dove la ricca panoplia di aromi terziari che emergono con il tempo è ancora solo accennata anche se ben accennata in filigrana. Colore rosso rubino intenso, che con gli anni tende ad assumere una calda sfumatura che vira verso il granato, con giusta intensità cromatica e nessun accenno di iperconcentrazione, naso inconfondibilmente caldo e piacevolmente dolce, per la piena maturazione delle uve e per il ricorso all’appassimento, ma senza eccessi, con ciliegia e prugna in evidenza, piene succose, ben polpute, un fruttato arricchito da note terrose, di liquirizia ed erbe aromatiche, accenni di pepe nero e tabacco, a comporre un insieme ampio, di grande nitidezza, che fa progressivamente “entrare” chi assaggia nel bicchiere regalandogli sensazioni di grande suadenza, che diventano eteree con il tempo. La bocca è ovviamente ben strutturata, ampia, carnosa, voluminosa e “grassa” il giusto, di largo impegno e sostanza, ma ravvivata da un tannino ben presente ed evidente anche se privo di qualsiasi nota aggressiva o astringente e sapientemente levigato, con una terrosità, una presenza di sale, una persistenza lunga, una “presenza” in bocca, che affascinano e assicurano grande piacevolezza. Un rosso “carnivoro” che si esalta negli abbinamenti a preparazioni a base di carni rosse e selvaggina, ma che ha matrimonio d’elezione anche con agnello e capretto in preparazioni varie, ma che potrete gustare, lasciandovi progressivamente conquistare, sorso dopo sorso, anche in abbinamento a formaggi ben stagionati a pasta dura (pecorini in particolare) oppure da solo, come meraviglioso, solare vino da meditazione.

 

Questo articolo viene pubblicato contemporaneamente su:

www.ivinidiradici.com

http://www.lucianopignataro.it/

www.vinoalvino.org

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