Menelao a Santa Chiara, l’accordo di suoni ben intonati porta in evidenza la ristorazione di Turi

I Ristoranti e le Pizzerie di Radici

Siamo in un noto centro agricolo della Puglia rinomato per la coltura della ciliegia ferrovia, di alcune varietà di pesca percoca, di uva da tavola e da vino tra cui il Primitivo, il suo territorio rientra nella DOC Gioia del Colle. Da un paio d’anni un nitido e promettente segnale ci arriva finalmente anche dalla ristorazione. Ben poche tavole di una certa notorietà in passato hanno fatto di Turi una tappa gastronomica, ma oggi con determinazione si cerca di trarre vantaggio dall’attrattiva del paese come centro agricolo e vitivinicolo per rilanciare il settore.

 

Il raccolto centro storico di Turi per esempio accoglie un piccolo gioiello ristrutturato di recente da Michele Boccardi, proprietario della nota Villa Menelao che si trova poco distante e dove vengono celebrati eventi e matrimoni tra i più esclusivi della regione.

Michele si occupa di ogni aspetto dell’attività in prima persona, con passione quasi maniacale è riuscito a realizzare il sogno di disporre sia in sala che in un cucina una squadra di professionisti di grande valore che operano sui tre piani del ristorante Menelao a Santa Chiara. La struttura prende il nome dalla suggestiva chiesa di Santa Chiara, situata proprio di fronte e si offre nella recente rivisitazione coniugando in modo alquanto sobrio il lusso dell’antichità con lo stile moderno degli interventi apportati, in un’atmosfera estremamente accogliente dove ogni suono risulta molto ben accordato.

In cucina lo chef Gaetano Servidio (a sinistra insieme a Felice Mirizio, a destra - foto Tenuta Montelaura), animato da una carica micidiale, s’è fatto sempre più concreto abbandonando quegli effetti scenografici che non sempre, in passato, risultavano convincenti. In sala il giovane staff si muove intorno alla simpatica Nancy Caradonna che insieme a Nicola Gentile e Antonio Spada è capace di riservare agli ospiti la gradevole accoglienza che una volta varcata la soglia qui ci si aspetta. Si può scegliere di sistemarsi nella riservatezza delle salette dei primi due piani o se accomodarsi nel rilassante dehors al terzo. Noi optiamo per il dehors da cui si gode di una emozionante vista di Santa Chiara e dei tetti del paese antico. Con solerzia ci viene servito un calice di bollicine e un piacevole benvenuto, il menu e la carta dei vini, ricca di tante etichette note scovate in ogni parte d'Italia e del resto del mondo, ma con l’opportuno occhio di riguardo alla Puglia. Michele non ha preclusioni di sorta, quando un vino lo colpisce lo mette in carta in un’offerta sempre ricca di sorprese ed estremamente versatile.

 

S’inizia con il crudo: carpaccio di triglia, ombrina, baccalà e tartare di gamberi rossi con gelatina di aceto balsamico e croccante di farinella di ceci; bella la presentazione, misurati e in equilibrio anche i condimenti tra cui l’olio evo.

Si prosegue con l'orzo mantecato al baccalà con ristretto di peperoni alla brace che insieme

alla crema di ceci con funghi cardoncelli e bignè di scamorza affumicata dimostrano la decisa intenzione dello chef di utilizzare i prodotti più espressivi del territorio in semplici preparazioni che ne conservino il sapore per impattare il favore di ogni avventore. Anche con i primi si hanno risultati convincenti.

Glispaghettoni di Benedetto Cavalieri con il ristretto di gamberi, zucchine e germogli di piselli è una sfida, pienamente vinta, alla possibile banalizzazione concettuale del piatto stesso in quanto riuscire a esaltare e mantenere distinti i sapori e i profumi di tre ingredienti dai sapori decisi che si combinano col gusto del tutto speciale della pasta non è affatto da darsi per scontato. Indovinato e divertente, a tal punto da renderne immediatamente disponibile il pieno gusto in un gioco di sapori e consistenze,

il piatto delle pennucce, sempre di Cavalieri, con ragù di triglia e pistacchi di Bronte. Tra i secondi forte risalto alle abilità tecniche di cottura dello chef

con la pescatrice, guanciale e guazzetto di cozze tarantine che con il tenerissimo e gustoso

maialino su crema di fave di Carpino denotano esperienza e accortezza. Concludiamo con una piccola golosità:


 il babà caramellato con cremoso al GianduiaIncontrare giovani di grande determinazione e senso di appartenenza alla squadra del locale, soprattutto concentrati sulla soddisfazione del cliente e che non si abbandonano alla tentazione di effetti stupefacenti a scapito della qualità dei risultati, insomma orientati alla concretezza e alla semplicità, ci ha lasciato molto soddisfatti e ci conforta rilevare che gli esempi di imprenditori che lavorano con competenza e chiarezza d’idee in Puglia cominciano a farsi sempre più numerosi. Si spendono 60 € incluso un buon calice di vino.

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