Dal Vinitaly alla brutta notizia del Bolina di Tricase

I Ristoranti e le Pizzerie di Radici

Torno da Vinitaly con la netta consapevolezza di quanto l’immenso patrimonio vinicolo del Sud Italia e in particolare della Puglia si stia conquistando spazi sempre più importanti e di quanto si sia notevolmente ridotta la differenza qualitativa dei nostri vini da quelli del resto d'Italia e (ma perché no?) del resto del Mondo.

Mi ha riempito di soddisfazione vedere tanti produttori pugliesi che non hanno perso tempo con le prove tecniche di "espressione" richieste il più delle volte dai mercati internazionali, e che, decisamente controcorrente, si fanno scivolare addosso tali meccanismi (imprescindibili per molti) e si intestardiscono a produrre (vivaddio!) vini più espressivi, schietti e finalmente riconducibili alle caratteristiche dei nostri territori.  Vini con un idioma più facile da decifrarsi, sia per gli esperti che per gli avventori.

Disgraziatamente, invece, per Vivit, il Vinitaly è un marchingegno troppo complesso perché in un microscopico contenitore possano coesistere "vignaioli diversi" così poco e male riconoscibili, privati di uno spazio comodo dove poter apprezzare e riflettere sugli elementi di novità offerti dal settore e che si prospettano tremendamente attuali di qui a pochissimo. La scelta di frammentare ulteriormente Vini Veri a Cerea ha portato vantaggi unicamente alla grande impresa Vinitaly che, al solito, coglie l'opportunità. Il senso di smarrimento da questo punto di vista, nel comparto, continua ad aumentare.

Non per questo Vinitaly, Vivit e Vini Veri non hanno saputo regalarmi emozioni o addirittura brividi, in alcuni casi. Lo stesso non si può dire a proposito delle tappe gastronomiche nell'interland veronese, forse per via dell'intossicazione eccessiva subita dalla cucina del Sud...?

Ma questa è un’altra storia. La storia più triste del Vinitaly rimane la telefonata ricevuta da Fabio e Imma Pantaleo che mi hanno comunicato che il loro Bolina di Tricase ha chiuso i battenti sotto la loro gestione. La notizia mi ha lasciato davvero una grande amarezza perché ho condiviso con loro in questi ultimi nove anni momenti indimenticabili di profonda umanità e perché ritengo quella da loro proposta una delle più grandi e originali cucine della regione in un angolo di Puglia straordinario. Questa tappa che era ricorrente nei miei tour in quel territorio ora purtroppo non c'è più.  Anche loro a causa della tenaglia della crisi non ce l'hanno fatta a continuare.

Auguro a Imma e Fabio che si tratti di un momento transitorio e di ritrovare la maniera per ripartire, magari in altro contesto, perché sono convinto che una grande chef come Imma Pantaleo rappresenti un esempio così significativo  in un settore dove non è certo inflazionato quel modo riservato, mai arrogante, quasi silenzioso e tanto ricco di carattere, equilibrio e dignità tipico della sua terra d'origine.

 

foto: Porzioni Cremona

 

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